Palea est

 

Per la morte di Ratzinger si muove ora una folta popolazione di fedeli, di giornalisti, di commentatori. Non foltissima però. E c’è un motivo. Ratzinger era un teorico, un teologo, poco propenso all’emozione e all’espressione spontanea del sentimento. A differenza di Bergoglio, Ratzinger non è quasi mai stato capace di muovere la commozione popolare, di manifestare una spontaneità comunicativa più diretta e, forse, questo, salendo al soglio pontificio, è davvero un limite. In fondo, nella storia, quasi nessun papa si è distinto per le sue doti teologiche: la riflessione sul divino e l’esercizio del potere non vanno evidentemente di pari passo. Per questo un Papa teologo è un’eccezione il cui senso, però, non dovrebbe sfuggire.

L’operato di Ratzinger va in una direzione ben precisa: quello di intendere il cristianesimo come una religione che non rinnega ma anzi sottolinea e rivaluta il pensiero razionale dell’uomo. In una dimensione che sembra ricalcare il processo hegeliano che va dalla coscienza infelice alla nascita del pensiero scientifico attraverso un processo dialettico, Ratzinger sposa la tesi secondo la quale “Dio non agisce in modo irrazionale” il cui corollario è che la ragione dell’uomo non è in contrasto col divino. Ci sono, a contrastare questa presa di posizione due opposte visioni: la prima sostiene che invece Dio è inattingibile al pensiero, che è assolutamente Altro e che può esser posto solo negativamente come oggetto imperscrutabile di fede. E’ la posizione del misticismo, quella che Ratzinger mette in discussione nel confronto con l’Islam ma anche con le posizioni di Duns Scoto e di altri teologi. La seconda è invece quella del razionalismo illuminista che rende superflua e degrada al rango di superstizione l’idea stessa di Dio ponendo la ragione all’interno di uno spezio empirico dominato dal fenomeno. E’ questa la posizione in base alla quale nel 2008 l’Università di Roma pose un interdetto alla possibilità che Ratzinger vi tenesse un discorso: “chi parla di Dio non entra alla Sapienza”.

Riguardate da un punto di vista psicoanalitico è facile ricondurre queste diverse tesi ai coinemi che le abitano: la prima, quella mistica, appartiene essenzialmente al materno, la seconda, quella razionalista, al paterno. Queste due realtà coinemiche si sono evolute fino a diventare due codici che sono ora capaci di informare da un lato il misticismo irrazionale che trova la sua espressione più pura nell’idea nostalgica di un ritorno all’origine perduta come la troviamo nell’estremismo islamico e nel fondamento del nazismo evoliano, dall’altro una razionalità economica che perde di vista qualsiasi possibilità etica. Qualche anno fa, lo psicoanalista Franco Fornari aveva colto questa problematica e questo rischio in un’evoluzione dell’Occidente contemporaneo che sembra vedere nel declino del pensiero religioso un effetto del crollo del materno “Se si collega la religione al codice materno e la scienza al codice paterno la competenza comune ad ogni uomo dice che la struttura normale del potere familiare è ottimale quando esiste una pariteticità tra codice materno e codice paterno (…). In questa prospettiva la negazione della religione può contenere una negazione della madre”

Noi crediamo che Ratzinger proponesse una democrazia degli affetti, un confronto il cui senso sarebbe stato quello di poter individuare un’etica, per l’Europa, che sapesse differenziarsi sia da quella che si limita a giustificare tutto ciò che è tecnicamente possibile sia da quella che intende porre le proprie affermazioni come apodittiche.

Sulle sue dimissioni rimane un mistero: si è sentito troppo anziano, troppo fisicamente debole, non più adatto al compito? Oppure ha voluto dedicarsi solo allo studio, infastidito da tutti quegli impegni operativi che riuscivano a distrarlo? Uscirà forse un suo nuovo scritto? Noi lo speriamo e non volgiamo pensare che sia capitata anche a lui quella misteriosa trasformazione che ci ha testimoniato Reginaldo nei riguardi del suo maestro più famoso.

Commenti

  1. Dal 14 gennaio in libreria il volume “Dio è sempre nuovo” che raccoglie (a cura di Luca Caruso) i pensieri spirituali di Benedetto XVI. Con la prefazione di Papa Francesco.

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