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L'epoca del ritiro: settima parte. E se, riaperte le scuole a giugno, le chiudessimo per tre settimane a marzo?

    Dentro questa immane tragedia che miete e mieterà vittime ancora per molto tempo una pericolosa guerra fra poveri sta dilaniando il mondo della scuola. Le due fazioni che si scontrano sono costituite da coloro che vogliono, costi quel che costa, mantenere sempre la didattica in presenza e coloro che invece vorrebbero una formazione a distanza fin tanto che i rischi di contagio non siano diminuiti. Ognuno ovviamente ha le sue ragioni, ma come spesso accade è difficile ascoltare le ragioni degli altri così i favorevoli al rientro accusano gli altri di essere degli scansafatiche mentre i secondi ribattono che i primi sono dei negazionisti e degli untori. In questo modo le fazioni si militarizzano e ne emerge uno scontro generazionale tra giovani che vogliono vivere sapendo di essere piuttosto immuni e anziani che non vogliono ammalarsi, fra madri che insistono per portare a scuola i loro figli e altre madri che, preoccupate, li tengono a casa. Gli interessi economici e mediati

Giovani che vogliono morire

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Qualche tempo fa, insieme ai colleghi Susi Citriniti, Emanuele Melissa e Roberta Spiniello, ho cercato di indagare la mentalità di quei ragazzi che, senza più badare a nulla, decidono di radicalizzarsi, di uccidere e di morire L’idea centrale è che, al di là delle motivazioni politiche o religiose, i giovani che decidono di morire e di uccidere siano dominati da una terribile ferita narcisistica e da un formidabile desiderio di riscatto: l’atto violento e disperato consente infatti un enorme riconoscimento in rete e il soggetto accede a una centralità mediatica postuma. Siamo convinti che queste dolorose emozioni dei radicalizzati abbiano molto in comune con quelle che abitano la mente di molti ragazzi che oggi coltivano la fantasia di darsi la morte. Senza un futuro, chiusi in una vita che non amano, dentro una mediocrità che si ripete assistono alla frustrazione delle loro aspettative flirtano con la morte chiedendo forse a lei ciò che la vita sembra negare. Ne parliamo martedì nov