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Visualizzazione dei post da agosto, 2020

L'epoca del ritiro, quinta parte: Se non chiuderemo le scuole avremo un altro lockdown

  Questo paese non può sopportare un nuovo lockdown. Non lo può fare economicamente, non può farlo sul piano del controllo psicologico e sociale. Ci troveremmo di fronte a fenomeni di conflitto e di irrazionalità sociale degni delle narrazioni manzoniane. Ma perché far ripartire le scuole è così pericoloso? In fondo, si potrebbe dire, hanno aperto fabbriche e supermercati, farmacie e aziende, negozi e discoteche…. Ecco, proprio l’ultima di queste parole, quella che si riferisce alle discoteche, deve farci riflettere. Ci si accorge subito che fra le discoteche e tutti gli altri luoghi c’è una certa differenza. Ma qual è? Da un punto di vista tecnico ingegneristico non riusciamo ad individuarla. Rimanendo in quella logica sarebbe piuttosto semplice aprire una discoteca in sicurezza: si chiama un ingegnere, si fa in modo che lui tracci delle croci nella zona dove si balla (croci distanziate l’una dall’altra di almeno due metri) così che poi i clienti si possano collocare ognuno, bib

L’epoca del ritiro, quarta parte. Ma è andata così male la didattica distanza?

  Da qualche mese a questa parte, politici di ogni partito, professori universitari un po’ attempati e in difficoltà col touch del telefonino, pedagogisti di non chiara provenienza e bizzarri psicologi scolastici hanno lanciato strali contro la didattica a distanza definendola inefficace, controproducente, inutile e – quando si voleva essere un po’ meno malevoli - tollerabile tuttalpiù in situazioni emergenziali. Perché la didattica vera, quella profonda, relazionale, intensa, scandita dal suono romantico della campanella, quella poteva avvenire solo tra le sacre mura dell’istituto. Esiste qualche dato a sostegno di tutte queste reprimende? Proviamo a guardare, per esempio, gli esiti degli esami di Stato (quelli che alcuni chiamano ancora esami di maturità): come è noto, essi si sono svolti in forma orale e in presenza mettendo cioè ogni studente di fronte a una commissione che misurava il suo operato in un’interrogazione che, il più delle volte, si è prolungata per oltre un’ora.

L'epoca del ritiro. Terza parte: paralogismi, euristiche, proiezioni

 Cominciano dalla proposizione: "Se hanno aperto le discoteche, figuriamoci se non si possono aprire le scuole"; è un paralogismo o un sofisma? propendo per la seconda ipotesi, ma, in ogni caso, è un ragionamento sbagliato, una dabbenaggine. Come se si dicesse: "Se ho guidato a fari spenti l'altra notte, allora posso farlo sempre". Il paralogismo in  questione però, sottintende una strategia che si basa sulla negazione, in senso psicologico, del rischio e sulla pretesa, che in epoca di pandemia, tutto debba comunque continuare come prima quando la pandemia non c'era. Sono molti gli interessi economici che spingono in questa direzione anche a costo di sacrificare qualche vita (tanto più se di anziani), ma credo che la chiave risieda anche in un percorso di evitamento psicologico, una negazione ma, a tratti, anche un diniego che attraversa vaste fette del sentire comune. Non accettiamo la pandemia, non vogliamo vederla e, quando anche la vediamo, cerchiamo di