L'epoca del ritiro ottava parte: Scuola, pandemia, paranoia.

 

 

Tra il 30 novembre e il primo dicembre 2021, nel giro di ventiquattr’ore, due provvedimenti contraddittori si sono succeduti con una velocità assolutamente incredibile persino per il disastrato mondo delle istituzioni scolastiche. Il primo stabiliva che, per sospendere la didattica in presenza e per passare alla DAD ci sarebbe dovuto essere un alunno positivo in classe. Questa procedura era quella adottata fino ai primi di novembre, quando una nuova determinazione aveva stabilito che, invece, per mandare una classe in DAD ci dovessero essere tre allievi positivi. Il ritorno a una misura più prudenziale sembrava giustificato e razionale viste le risultanze che, in Italia e in Europa, mostravano come l’incidenza del virus fosse in drammatico aumento anche in ragione del fatto che la variante omicron cominciava a diffondersi in modo preoccupante. Niente. In poche ore clamorosa marcia indietro.

 Irrazionale alquanto: se in una classe si aspetta di avere tre positivi per mandarla a casa, il risultato è che quando i positivi sono tre, l’intera scuola è stata infettata. Perché – cosa forse non tenuta in conto dal Ministero, benché di evidenza assolutamente palmare – i ragazzi di una classe non stanno nella loro classe sempre ma si incontrano con altri studenti durante l’intervallo, nei bagni, prima e dopo l’ingresso a scuola. Così, invece di ridurre il rischio di chiusura della scuola, lo si incrementa a dismisura, come del resto è regolarmente successo in quasi tutte le scuole prima che cominciassero le vacanze di Natale (a proposito dov’è finita quella formidabile studiosa che aveva dimostrato come il virus non si diffondesse all’interno del sistema scolastico?). Le cose andranno anche peggio con la ripresa.  

Come mai nessuno ci ha pensato? Alcuni alludono a un’insipienza del Ministro (cosa che non stupirebbe) Altri, con animo complottista, vi vedono una trama oscura: l’economia non si può fermare padri e madri devono sottoporsi al meccanismo della produzione e non possono stare a casa a badare ai loro figli – non sia mai che lo Stato sprechi risorse per venire in loro aiuto. La pandemia, lo si è visto, colpisce principalmente gli anziani che non producono perché già in pensione e la pensione ha un notevole costo sociale.  Lasciare le scuole aperte è un ottimo modo di diffondere il virus, una sorta di immunità di gregge mascherata. E, in questa logica, pretendere l’automonitoraggio dei soggetti a contatto stretto è perfettamente coerente col progetto, nel senso che avrà l’effetto specifico di diffondere a dismisura l’epidemia

Noi non propendiamo per nessuna delle due ipotesi: ci sembra, invece, che  tutto derivi da un delirio (lo diciamo in senso strettamente tecnico) che ha invaso le istituzioni: una esportazione paranoica del lutto che ha individuato la DAD come il male assoluto (qualcosa di demoniaco) e la didattica in presenza come il Paradiso del sapere e della condivisione. È per via della DAD, si è detto, che i ragazzi stanno male, così scotomizzando le vere ragioni della loro sofferenza che risiedono nell’isolamento, nella mancanza di relazioni anche all’interno dei nuclei famigliari, nell’ansia da rientro, nella disabitudine a mantenere i ritmi di vita precedenti al Covid e in molto altro che col Covid non ha nulla a che fare. Invece no: è la cattiva DAD a farli soffrire e i buoni debbono rimandarli in classe. Chi lavora con ragazzi tristi, chi si occupa, come facciamo noi del loro desiderio di morire, incentivatosi a dismisura in questi terribili anni, sa benissimo che la DAD non c’entra un bel niente e che, al contrario, essa è stata semplicemente una soluzione ragionevole in un contesto drammatico.

Ci sono possibilità che questo delirio paranoico cessi? Noi crediamo di no. Alla fine non ce la faremo: la voce della ragione richiede tempo per essere ascoltata. Il delirio invece ha una presa immediata. Manderemo tutti in classe, diffonderemo a dismisura i contagi, cadremo di fatto in un lockdown dalle conseguenze economiche molto gravi e, poi, chiuderemo le scuole per un periodo ancora più lungo.

Una sola domanda rimane: quando faremo il conto dei morti e dei danni esisterà ancora, in questo Paese, un’idea del Diritto che permetta di punire i responsabili?

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