Palea est
Per la morte di Ratzinger si muove ora una folta popolazione di fedeli, di giornalisti, di commentatori. Non foltissima però. E c’è un motivo. Ratzinger era un teorico, un teologo, poco propenso all’emozione e all’espressione spontanea del sentimento. A differenza di Bergoglio, Ratzinger non è quasi mai stato capace di muovere la commozione popolare, di manifestare una spontaneità comunicativa più diretta e, forse, questo, salendo al soglio pontificio, è davvero un limite. In fondo, nella storia, quasi nessun papa si è distinto per le sue doti teologiche: la riflessione sul divino e l’esercizio del potere non vanno evidentemente di pari passo. Per questo un Papa teologo è un’eccezione il cui senso, però, non dovrebbe sfuggire. L’operato di Ratzinger va in una direzione ben precisa: quello di intendere il cristianesimo come una religione che non rinnega ma anzi sottolinea e rivaluta il pensiero razionale dell’uomo. In una dimensione che sembra ricalcare il processo hegeliano che v